Peggy, abbigliata in maniera eccentrica e catalizzante, era una donna che si annoiava facilmente e che pertanto, assetata di vita, faceva lunghi viaggi: Tibet, India, Giappone. Per gli artisti era un punto di riferimento unico e tutti passavano da lei trovandosi a Venezia.
Le biografie di Peggy ce la descrivono come una madre distaccata ed irascibile assieme, egocentrica, cuoca del terrore, una personalità difficile: del resto e' risaputo che le persone di carattere hanno sempre un pessimo carattere.
Le fotografie che la ritraggono ci parlano di lei, occhialoni enormi che alterano la sagoma del volto, abiti straordinari, circondata dai suoi cani razza tibetana lhasa apso, tra sculture africane, lampadari ed oggetti d'arte che precorrono i tempi.

Il suo lascito ed il suo carisma, attraverso lo splendore dei luoghi che ha abitato, la sensibilità e la tenacia che si scorge dietro la sua collezione, sono eterni.
Ah, ieri l'altro sono stato a Venezia, quindi anche a Ca' Venier dei Leoni che ospita il museo Peggy Guggenheim ed una collezione certamente tra le più importanti in Italia nel mondo. Io sono rimasto estasiato. Il museo non è enorme e questo permette di soffermarsi su opere mediamente molto famose (non voglio parlare di qualità, quella era indubbia anche per le meno blasonate) senza sentirsi in ansia come al supermercato. Gli spazi sono raccolti, anche il giardino interno è assai piacevole, ed è una degna cornice per sculture di artisti come Moore.
Venezia poi è da Sindrome di Stendhal.
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