Il Giardino delle Scarmigliate (I)

E' certamente possibile mettere su carta il pensiero, così come è possibile esprimerlo con le parole. La condizione sufficiente per trasmetterlo o interpretarlo, pur in una sua forma imperfetta, è la conoscenza del linguaggio utilizzato.
La lingua, scritta o parlata, non è però l'unico mezzo per comunicare, e così i linguaggi si moltiplicano. All'interno dei linguaggi dell'arte è certamente annoverabile quello del Giardino, del tutto atipico per alcune sue caratteristiche: la mutevolezza del suo 'parlare' in accordo con le stagioni e con la maturità del giardino stesso, la possibilità di coinvolgere tutta la sfera sensoriale.

Nel tentativo di offrire un tributo ad una bellezza imperfetta, giocosa e arruffata, nonchè spesso dimenticata, attraverso un angolo di giardino, qualche tempo fa ho scritto una serie di linee guida facilmente interpretabili e riproducibili.

Ci sono piante, come persone, che non amano le atmosfere pompose e opulente, perfettamente studiate, ma preferiscono piuttosto un piacevole disordine o una ricercata essenzialità. Può sembrare strano, ma in molti casi sono proprio le stesse piante a prestarsi a scopi così diametralmente opposti.

Altre, poi, non amano l’eccesso di cure e di attenzioni, e preferiscono essere abbandonate a se stesse, a compiacersi della loro bellezza. Parlerò allora proprio di queste piante, accomodanti spiriti liberi.

La prima pianta che mi viene in mente è la conosciutissima ginestra dei carbonai (Spartium junceum), così solare e appariscente nei folti gruppi sparsi sulle colline e ai margini dei boschi di quasi tutta Italia.

Fiorisce in giallo dorato dalla fine della primavera a gran parte dell’estate, profuma soavemente, ed entra a pieno diritto tra le piante che si rifiuteranno di crescere “nel giardino della gloria”: prospera infatti felice nei terreni più aridi e sassosi, poveri, come ci ricorda Leopardi, che la ammirava da villa Ferrigni, presso Torre del Greco, dove visse gli ultimi anni della sua vita :

“Qui su l’arida schiena

del formidabil monte

sterminator Vesevo,

la qual null’altro allegra arbor né fiore,

tuoi cespi solitari intorno spargi,

odorata ginestra,

contenta dei deserti. …”

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