10-08-2009
Quadri concentrici oltre i vetri della città
amica notte lascia un’eclisse d’energie
risuona il jazz sulle vie del ferro
è un pensiero circolare
segna cicatrici per il graffio che ti dà
I know I just can leave
mi cullano i tassì mentre sto a guardare
Origami verdi di solitudini
fioriti artifici celebrati
e mai dimenticati
I know I just can leave
E’ la solita storia non cambia mai
Di Trucchi pesanti per nascondersi
Da te me ne frego che hai che non va
(Ci pensi ancora?)
I know I just can leave
Benvenuto nel mio mondo
Brucia di sfiducia
Io ti fisso nella mente
Ma quella cosa credo non sia tu
spiegami quel che non ho provato mai
Ho il collo sul rasoio della vita
amami sbarbato disperato e con sculture di rovi tra le dita
Giocare ad essere incompreso non mi piace più
I know I just can leave
Ma se mi cogli
Non buttarmi
Dipingimi
I know I just can leave
Pubblicato da
Phoenix,
on lunedì 10 agosto 2009
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tentativi,
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Appartamento #2
Digito il numero indicato nel bigliettino, quello che avevo trovato malamente appiccicato all'angolo tra via Ampere e Piazza Leonardo, dove gli offro affitto vendo cerco offro si ritrovano prepotentemente ammassati, da insolito crocevia commerciale qual è. Nei cartoni animati giapponesi c'era sempre un bel tempietto dove le liceali andavano ad appendere i loro bigliettini, cioè i loro desideri, sperando nel potere di quel crocevia spirituale. Con la speranza di un ex liceale, dopo qualche squillo di telefono, mi ritrovo a parlare con una signora anziana: la voce era debole, l'andatura del discorso stucchevolmente lenta, d'altri tempi. Chiedo ovviamente infomazioni sull'appartamento, sulla quantità di locali, quindi di vederlo. Mi manda in una certa Via Tallone, una via privata, misconosciuta anche dai residenti in zona, che raggiungo però grazie ad uno strappo in auto della mitica signora che mi ospita, Teresa, che ne approfitterà per dare lei stessa un'occhiata all'appartamento. Energica settantenne, guida disinvolta tra gli automobilisti sclerati di Milano, è misurata ma di parlantina sciolta, giovane. Arrivati a destinazione, non c'è nessuno ad accoglierci come concordato. Okay, poverini, sono anziani un po' rincoglioniti, li richiamerò.
L'appuntamento è spostato a due ore dopo. Questa volta i signori si presentano, moglie e marito. Entrambi alti, lui incurvato, ci conducono all'interno di una bella palazzina signorile, con i marmi gialli sulle pareti e la portineria.
"Lei è al primo anno? Noi preferiamo studenti del primo anno, così possono rimanere più a lungo" Parlano sommessamente, si sfregano le mani all'altezza dello sterno, come farebbe un prete, o un affarista. La categoria è quella dei misericordiosi che vanno a messa tre volte a settimana, si capisce subito.
Ad ogni modo l'impressione generale della palazzina è ottima.
Entrato nell'appartamento, pur assalito dal raccapricco, non ho difficoltà a nasconderlo: mi riscopro buon mediatore di me stesso. L'intonaco, dove non è caduto lasciando ampie chiazze grigie sui muri, è giallo o pieno di bolle d'umidità. Il pavimento è ovviamente graniglia di quella orribile, in più sporca e appiccicaticcia. "Prego, questa è la sala da pranzo". Non è piccola, ma l'ambiente è percebilmente insalubre. L'orrido incerato sul tavolo è la ciliegina. Il cucinotto è uno sgabuzzino dove, se solo passassi, non bagnerei neanche un dito. "Questo è il bagno", buio, dominato da una vasca giallognola come i muri, sovrastata da una tendina azzurra retta da un braccio metallico rotto, e quindi orribilmente cadente sulla vasca stessa. Una delle due camere, dove ancora alloggiavano i due timorati di dio che sono i coraggiosi che hanno vissuto lì quattro anni, sembrava concepita ad hoc per ricordarmi i peggiori campeggi, nonchè gli unici, della mia vita. L'altra, almeno, era spoglia.
Io e Teresa alla fine ci congediamo dai due benefattori. "Spero di concludere con lei" mi dice l'anziano signore. Io sono disgustato ma divertito, lei invece indignatissima. Emerge la sua statura, che non è certo fisica, quando con me, più volte, li definisce "aguzzini": per affittare una simile letamaia, evidentemente intoccata da oltre sessant'anni, a 1200 euro al mese, sissignori, ci vuole una bella faccia da culo eh.
Penso alle case dove sono costretti a vivere molti immigrati, e a quei due anziani benpensanti che si sentono tanto giusti.
Io mi adatto, ma nello stalletto non ci vivo. Se lo possono infilare dove dico io.
L'appuntamento è spostato a due ore dopo. Questa volta i signori si presentano, moglie e marito. Entrambi alti, lui incurvato, ci conducono all'interno di una bella palazzina signorile, con i marmi gialli sulle pareti e la portineria.
"Lei è al primo anno? Noi preferiamo studenti del primo anno, così possono rimanere più a lungo" Parlano sommessamente, si sfregano le mani all'altezza dello sterno, come farebbe un prete, o un affarista. La categoria è quella dei misericordiosi che vanno a messa tre volte a settimana, si capisce subito.
Ad ogni modo l'impressione generale della palazzina è ottima.
Entrato nell'appartamento, pur assalito dal raccapricco, non ho difficoltà a nasconderlo: mi riscopro buon mediatore di me stesso. L'intonaco, dove non è caduto lasciando ampie chiazze grigie sui muri, è giallo o pieno di bolle d'umidità. Il pavimento è ovviamente graniglia di quella orribile, in più sporca e appiccicaticcia. "Prego, questa è la sala da pranzo". Non è piccola, ma l'ambiente è percebilmente insalubre. L'orrido incerato sul tavolo è la ciliegina. Il cucinotto è uno sgabuzzino dove, se solo passassi, non bagnerei neanche un dito. "Questo è il bagno", buio, dominato da una vasca giallognola come i muri, sovrastata da una tendina azzurra retta da un braccio metallico rotto, e quindi orribilmente cadente sulla vasca stessa. Una delle due camere, dove ancora alloggiavano i due timorati di dio che sono i coraggiosi che hanno vissuto lì quattro anni, sembrava concepita ad hoc per ricordarmi i peggiori campeggi, nonchè gli unici, della mia vita. L'altra, almeno, era spoglia.
Io e Teresa alla fine ci congediamo dai due benefattori. "Spero di concludere con lei" mi dice l'anziano signore. Io sono disgustato ma divertito, lei invece indignatissima. Emerge la sua statura, che non è certo fisica, quando con me, più volte, li definisce "aguzzini": per affittare una simile letamaia, evidentemente intoccata da oltre sessant'anni, a 1200 euro al mese, sissignori, ci vuole una bella faccia da culo eh.
Penso alle case dove sono costretti a vivere molti immigrati, e a quei due anziani benpensanti che si sentono tanto giusti.
Io mi adatto, ma nello stalletto non ci vivo. Se lo possono infilare dove dico io.
La Bacheca dei Ricordi (II)

Non ci sarà allora difficile scegliere piante belle sia in primavera sia in autunno e inverno.
Lo spazio che immagino è un’ampia corte assolata, dal sapore deciso e vissuto, dolciastro, e sorprendentemente disordinata e caotica all’interno: tutt’altro è ciò che suggerisce l’alta e squadrata siepe di alloro (Laurus nobilis) che cinge i confini della nostra bacheca dei ricordi.
In un angolo, un melo da bacca colora i mesi autunnali ed invernali con colorati pomi (questo il loro vero nome, ossia “falsi frutti”) che perdurano fino a marzo e incanta, in primavera, con una sublime fioritura bianco rosata: è Malus ‘Red Sentinel’.
Lungo gran parte del perimetro interno della siepe, una vasta selezione di arbusti sembra infiammare questo luogo di raccoglimento invernale.
Rosa glauca, ‘Complicata’ e rose ‘Ballerina’ punteggiano la bella stagione con fiori semplici, rosa, ma dipingono ora un delicato gioco di tasselli rossi: proprio i souvenir di cui parlavo, meravigliosi nella morsa della brina o del gelo.

Tutte queste specie arbustive, piantate in gruppi numerosi della stessa specie, invadono con leggerezza lo spazio, dando l’impressione di un luogo in stato di voluto abbandono, sensazione amplificata dalle masse di Panicum virgatum ‘Warrior’ che crescono tra le altre essenze.
E’ un luogo onirico, nel quale la presenza umana è indicata da due soli elementi: la pesante seduta in legno, poco visibile in mezzo agli arbusti, e la precisa potatura della siepe che divide la corte dal giardino circostante.
Non vorreste anche voi custodire come segreti i vostri migliori ricordi di bellezza?
No perditempo no
in cerca di un appartamento a Milano...alle prese con il pazzo mondo degli annunci internet...
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finocchio cerca condivisione
Sono gay, noioso, triste più tutti gli altri difetti possibili con l'unico pregio di collaborare in casa. Offro non oltre i 230 euro per sistemazione in qualsiasi modo per villa con piscina, tugurio, suk, ecc. secondo quello che mi offre il destino. A prezzi di mercato con 200-230 euro si trova condivisione per 4-5 persone totali in 75-90 mq (totale 900-1000 euro) in semi-periferia.
Non voglio mica la luna...e se qualcuno mi aiuta ben venga. Non vorrei però le donne (non ne posso più), chi cerca come me xchè non combiniamo niente, chi fuma tutto il giorno con stereo/tv accesa tutto il giorno.
Vanno bene anche gli asociali, tetri, pessimisti, tristi e solitari, serial killer. Non mi stupisco neanche di questo. Meglio qualcuno più estroverso, dolce, carino per compesare me stesso visto che gli opposti si attraggono. Ciao
Professionista (ragazzo) 27 anni cerca camera singola in apparatamento da condividere con max 1 persona (referenziata). No studenti,no gay ma solo gente seria, tranquilla e pulita.
33enne un po'effeminato, falso, cortese, egoista, oca credulona, inutile, senza stile, perdente, antipatico, autocritico, masochista, realista, riservato ed un po'omertoso, di poche parole ma discreto ascoltatore, lunatico, collaborativo in casa, non bevo e non fumo cerca casa per non spendere oltre i 230 euro con altre 3-4 persone per un costo totale di 800-950 a valori di mercato.[...]No a chi non parla italiano decente o con forte accento, a minorenni o a genitori sostitutivi che non mi servono, no a cinici egocentrici con troppa autostima. No alle checche vipere ed acide. No a provinciali contadinotti che basto già io, ai balubba, agli scontrosi, ai relativisti o che mettono tutto in discussione altrimenti non si vivrebbe più. No a proprietari con casa-caserma o con persone con mentalità troppo rigida e squadrata vedendo solo in bianco e nero, no ad ubriaconi pseudo anarchici.[...]Odio le zanzare. Oltre a non piacermi le donne e cani e gatti, eccetto forse quelli di taglia piccola, non cerco coinquilini forti fumatori con musica o calcio e sport in Tv sempre accesi, che russino forte con la bocca (guai), insonni che si irritano per un capello che cade, emotivi, precipitosi, paranoici nelle piccole cose, super freddolosi e viceversa, che striscino con le ciabatte al mattino o che camminino in continuazione per la casa, a chi fa 4 lavatrici a testa settimanali mettendoci magari una sola maglietta, chi mangia solo fagioli e fritti ungendo la cucina senza pulirla, chi apparecchia tavolo e fornelli la sera prima o fa il castello del pentolame pulito lasciandolo sul lavandino o viceversa non vuole vedere neanche una forchetta, no a chi mi gratta il teflon delle padelle, a chi butta nel water lamette/cotton fiocc,ecc. o sbrodola in bagno schizzandolo di acqua/sperma/peli, ai permalosi che si sentono sfidati diventando odiosi, vendicativi, ai rancorosi per avergli preso una carota o un po'di burro e che rimurginano per 2 giorni.[...]
Qualcuno si dirà se lo sono o lo faccio ma la condivisione non è sempre semplice come sembra scocciandomi di più di pagare per vivere male visto che non vado al Grande Fratello dove sono loro a pagarmi. Per questo evito di scrivere le solite belle cose sperando che qualcuno sappia leggere tra le righe.
La Bacheca dei Ricordi (I)
Non appena sceso dall'aereo, sferzato da un freddo improvviso che Barcellona non lasciava presagire, l'Autunno mi si ripresenta nient'affatto dolciastro. Ma il ricordo tutto rabbonisce, soprattutto se risale ad un anno fa:
La Bacheca dei Ricordi
Dafne: la ninfa che sfuggì alla passione di Apollo implorando il potere divino del fiume Peneo, suo padre, la vergine senza tempo che desiderò mutare in lauro pur di mantenere la sua purezza.
In greco, Dafne significa appunto lauro, alloro.
Ma la passione sfrenata del dio, il suo amore della bellezza non furono arrestati dall’interdizione soprannaturale di Peneo: stringendone le fronde, Apollo esclamò che quelle stesse gli avrebbero per sempre cinto il capo, la faretra e la cetra.
Ma l’aspettativa di passione del dio è stata disattesa.
La veemenza di Apollo nell’inseguire la bellezza, e il suo amore, è stata vana.
Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, nel distico alla base del capolavoro marmoreo del Bernini, Apollo e Dafne, ispirato al mito ovidiano, scrisse:
‘Chi amando insegue le gioie della bellezza che fugge,
riempie la mano di fronde e coglie bacche amare’
Com’era negativa la visione barocca del mito.
Non ricordavano, forse, che mentre Apollo abbracciava la corteccia ancora palpitante di Laura, questa sembrava finalmente cedere alla sua richiesta d’amore e beltà?
Per cui, se inseguendo la bellezza di un’estate ormai sfumata riempirete la mano di fronde e bacche amare, non credetevi sconfitti. Forse dovremmo davvero pensare che il momento di massima celebrazione e fulgore della bellezza è dato dal ricordo che ci lascia, dai segni che permangono indelebili.
Solo così sapremo godere anche della lunga “cattiva stagione” e del torpore cui ci induce: sarà sufficiente riempire il giardino di graziosi souvenir della bellezza, i doni più belli che ci porgono l’autunno e l’inverno, ossia bacche e fronde dai colori melanconici.
La Bacheca dei Ricordi
Dafne: la ninfa che sfuggì alla passione di Apollo implorando il potere divino del fiume Peneo, suo padre, la vergine senza tempo che desiderò mutare in lauro pur di mantenere la sua purezza.
In greco, Dafne significa appunto lauro, alloro.
Ma la passione sfrenata del dio, il suo amore della bellezza non furono arrestati dall’interdizione soprannaturale di Peneo: stringendone le fronde, Apollo esclamò che quelle stesse gli avrebbero per sempre cinto il capo, la faretra e la cetra.
Ma l’aspettativa di passione del dio è stata disattesa.
La veemenza di Apollo nell’inseguire la bellezza, e il suo amore, è stata vana.

‘Chi amando insegue le gioie della bellezza che fugge,
riempie la mano di fronde e coglie bacche amare’
Com’era negativa la visione barocca del mito.
Non ricordavano, forse, che mentre Apollo abbracciava la corteccia ancora palpitante di Laura, questa sembrava finalmente cedere alla sua richiesta d’amore e beltà?
Per cui, se inseguendo la bellezza di un’estate ormai sfumata riempirete la mano di fronde e bacche amare, non credetevi sconfitti. Forse dovremmo davvero pensare che il momento di massima celebrazione e fulgore della bellezza è dato dal ricordo che ci lascia, dai segni che permangono indelebili.
Solo così sapremo godere anche della lunga “cattiva stagione” e del torpore cui ci induce: sarà sufficiente riempire il giardino di graziosi souvenir della bellezza, i doni più belli che ci porgono l’autunno e l’inverno, ossia bacche e fronde dai colori melanconici.
Impressioni: Barcellona

C'è chi affronta il mosaico da lontano
e ne coglie grossolane figure a tasselli, persuaso di avere visto tutto.
Perchè per un miope, è una città da rivedere.
Comunicazione di servizio
Dovrei essere riuscito ad inserire un più intuitivo sistema per inserire i commenti, capito Carla e Serena? ^^ Adesso potete mettere 'anonimo' e scrivere qualunque insulto-pettegolezzo-invettiva-maldicenza sul mio conto persino senza firmarvi. Se lo fate è meglio :P. Effettivamente Blogger ha un sistema un po' irritante come predefinito. Questo mi sembra più carino, anche come interfaccia. Diciamo che è stato spudoratamente copiato da wordpress che se la tira tanto perchè è più professionale ma a me non frega una beneamata mazza della professionalità, per cui mi tengo il facilone blogger con le opportune correzioni e 'sti cazzi.
Bacioni.
Bacioni.
La Sagrada Familia.
Who knows where the read may lead us, only a fool would say
Who knows if we'll meet along the way
Follow the brightest star as far as the brave may dare
What will we find when we get there
La Sagrada Familia we pray the storm will soon be over
La Sagrada Familia for the lion and the lamb
Who knows where the winds will blow us, only a fool would say
Who knows if we'll ever reach the shore
Follow a rising sun with eyes that may only stare
What kind of fire will burn us there? What kind of fire?
Only a fool would say
La Sagrada Familia the wind has changed the storm is over
La Sagrada Familia for the lion and the lamb
La Sagrada Familia we thank the lord the danger's over
La Sagrada Familia there's peace throughout the land
Under clear blue skies our voices rise in songs of glory
And for all those years our eyes and ears were filled with tears
Who knows where the world may turn us, only a fool would say
Who knows what the fates may have in store
Follow the light of truth as far as our eyes can see
How should we know where that may be? How should we know?
Then the angry skies, the battle cries, the sounds of glory
And for all those years our eyes and ears were filled with tears
Who knows where the road may lead us, only a fool would say
Who knows wha's been lost along the way
Look for the promised land in all of the dreams we share
How will we know when we are there? How will we know?
Only a fool would say
La Sagrada Familia the war is won the battle's over
La Sagrada Familia for the lion and the lamb
La Sagrada Familia we thank the lord the danger's over
La Sagrada Familia behold the mighty hand
La Sagrada Familia the night is gone the waiting's over
La Sagrada Familia there's peace throughout the land
Until the next time
Until the next time
Tra poco la vedrò.
Se il sentiero si fa poco chiaro avremmo il dovere, per salvarci, di trovare un punto di riferimento, che è l'ideale, il simbolo, la speranza.
Il maestoso brano orchestrale dei 'The Alan Parsons Project' parla di questo. E' rincuorante come un'opera d'arte possa ancora essere tanto. Un'illusione per pochi?
Who knows if we'll meet along the way
Follow the brightest star as far as the brave may dare
What will we find when we get there
La Sagrada Familia we pray the storm will soon be over
La Sagrada Familia for the lion and the lamb
Who knows where the winds will blow us, only a fool would say
Who knows if we'll ever reach the shore
Follow a rising sun with eyes that may only stare
What kind of fire will burn us there? What kind of fire?
Only a fool would say
La Sagrada Familia the wind has changed the storm is over
La Sagrada Familia for the lion and the lamb
La Sagrada Familia we thank the lord the danger's over
La Sagrada Familia there's peace throughout the land
Under clear blue skies our voices rise in songs of glory
And for all those years our eyes and ears were filled with tears
Who knows where the world may turn us, only a fool would say
Who knows what the fates may have in store
Follow the light of truth as far as our eyes can see
How should we know where that may be? How should we know?
Then the angry skies, the battle cries, the sounds of glory
And for all those years our eyes and ears were filled with tears
Who knows where the road may lead us, only a fool would say
Who knows wha's been lost along the way
Look for the promised land in all of the dreams we share
How will we know when we are there? How will we know?
Only a fool would say
La Sagrada Familia the war is won the battle's over
La Sagrada Familia for the lion and the lamb
La Sagrada Familia we thank the lord the danger's over
La Sagrada Familia behold the mighty hand
La Sagrada Familia the night is gone the waiting's over
La Sagrada Familia there's peace throughout the land
Until the next time
Until the next time
Tra poco la vedrò.
Se il sentiero si fa poco chiaro avremmo il dovere, per salvarci, di trovare un punto di riferimento, che è l'ideale, il simbolo, la speranza.
Il maestoso brano orchestrale dei 'The Alan Parsons Project' parla di questo. E' rincuorante come un'opera d'arte possa ancora essere tanto. Un'illusione per pochi?
Contro il test d'ammissione.
Ho ufficialmente superato il test, 41esimo nella graduatoria di Architettura Ambientale su 1438 partecipanti.
Adesso posso prendermela con il mondo senza che nessuno pensi che sono il solito paraculo.
Eccomi quindi puntuale a sbraitare sul perchè i test d'ammissione all'università sono una grandissima cagata a spruzzo. Sarà che ci siamo abituati al fetore, ma qua sono in pochi ad obiettare. Il 3 settembre anche quest'anno sono cominciati i siparietti dell'ipocrisia, dell'omologazione e del controllo. Una certa lobby politica, economica e culturale ha sostanzialmente preso un parziale, ma capillare, controllo della conoscenza. E lo esercita attraverso l'appiattimento dei requisiti, l'oscuramento delle individualità. Deleterio in un campo che richiede creatività, e capacità di rinnovamento, ma altresì subdolamente efficace nel campo medico, dove ci si ritrova a confrontarsi con tematiche spinose come l'aborto, la fecondazione assistita, l'utilizzo delle cellule staminali. E allora è bene che qualche mente stia a cuccia: meglio ridurre i numeri e puntare sulla schematicità, chissà che il campionario di universitari non risulti artificialmente inquadrato.
Cito soltanto anche la tangibile esistenza di un giro economico succulento, nonchè la disperata realtà di tanti studenti senza un futuro che sembri piacergli, nel momento in cui si vedono ripetutamente esclusi.
Complimenti vivissimi a chi sostiene il test perchè "troppi studenti vogliono studiare". Mancano le infrastrutture? Devono adeguarle. Aumenterebbe la disoccupazione? All'università esiste una selezione in itinere. Lo legittima la Costituzione, quando afferma "...i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell'istruzione"? No, perchè il senso di questa frase sta tutto all'interno dell'inciso.
Adesso posso prendermela con il mondo senza che nessuno pensi che sono il solito paraculo.
Eccomi quindi puntuale a sbraitare sul perchè i test d'ammissione all'università sono una grandissima cagata a spruzzo. Sarà che ci siamo abituati al fetore, ma qua sono in pochi ad obiettare. Il 3 settembre anche quest'anno sono cominciati i siparietti dell'ipocrisia, dell'omologazione e del controllo. Una certa lobby politica, economica e culturale ha sostanzialmente preso un parziale, ma capillare, controllo della conoscenza. E lo esercita attraverso l'appiattimento dei requisiti, l'oscuramento delle individualità. Deleterio in un campo che richiede creatività, e capacità di rinnovamento, ma altresì subdolamente efficace nel campo medico, dove ci si ritrova a confrontarsi con tematiche spinose come l'aborto, la fecondazione assistita, l'utilizzo delle cellule staminali. E allora è bene che qualche mente stia a cuccia: meglio ridurre i numeri e puntare sulla schematicità, chissà che il campionario di universitari non risulti artificialmente inquadrato.
Cito soltanto anche la tangibile esistenza di un giro economico succulento, nonchè la disperata realtà di tanti studenti senza un futuro che sembri piacergli, nel momento in cui si vedono ripetutamente esclusi.
Complimenti vivissimi a chi sostiene il test perchè "troppi studenti vogliono studiare". Mancano le infrastrutture? Devono adeguarle. Aumenterebbe la disoccupazione? All'università esiste una selezione in itinere. Lo legittima la Costituzione, quando afferma "...i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell'istruzione"? No, perchè il senso di questa frase sta tutto all'interno dell'inciso.
Fenomenologia dei compagni di Liceo (II)
Pubblicato da
Phoenix,
on domenica 14 settembre 2008
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fenomenologie secondo phoenix
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Comments: (1)
tre persone che spero non mi dimentichino:
IL MATTACCHIONE: pronto a trovare il lato divertente di qualsiasi cosa, quasi fosse un imput nervoso incontrollabile, il Mattacchione riesce ad ergere un muro di risa nei riguardi del mondo. E di sè. Dietro gli scudi brillano generosità e grande razionalità, di quella nobile. PATACICCIOSO!
PATAQUEEN: una che ignora le lezioni inutili dei prof incapaci, e passa il tempo parlando di Nietzsche o di sesso. Una che aspetta l'intervallo per fumarsi una sigaretta a scrocco. L'appassionata di Cinema che però al cinema non va mai, perchè non ama i surrogati. Una. Buona Fortuna. J'ADORE!
PATACORTECCIA: la vedi fare disegnini per tutto il tempo, intavolare partite a tris, dondolarsi nel pensiero di amori finiti o da incominciare. La sorprendi ad improvvisare esercizi da contorsionista, e proprio mentre la gamba è dietro al collo salutare la prof di matematica. Sempre in EQUILIBRIO PRECARIO.
IL MATTACCHIONE: pronto a trovare il lato divertente di qualsiasi cosa, quasi fosse un imput nervoso incontrollabile, il Mattacchione riesce ad ergere un muro di risa nei riguardi del mondo. E di sè. Dietro gli scudi brillano generosità e grande razionalità, di quella nobile. PATACICCIOSO!
PATAQUEEN: una che ignora le lezioni inutili dei prof incapaci, e passa il tempo parlando di Nietzsche o di sesso. Una che aspetta l'intervallo per fumarsi una sigaretta a scrocco. L'appassionata di Cinema che però al cinema non va mai, perchè non ama i surrogati. Una. Buona Fortuna. J'ADORE!
PATACORTECCIA: la vedi fare disegnini per tutto il tempo, intavolare partite a tris, dondolarsi nel pensiero di amori finiti o da incominciare. La sorprendi ad improvvisare esercizi da contorsionista, e proprio mentre la gamba è dietro al collo salutare la prof di matematica. Sempre in EQUILIBRIO PRECARIO.
Diario di un vampiro p.3

Lunedì 14 Aprile 1878.
Ammetto apertamente che senza di te sono sempre stanco.
E ho perso la rotta, e la via del ritorno.
D'altronde ci sei sempre stata, e non ho ricordo della mia vita prima di te. Non saprei a cosa tornare.
Non capisco perchè non ci chiamiamo più. Non lo capisco da molto tempo, a dirla tutta. Ricordi quando le giornate trascorrevano in chiacchere? Era quando riuscivamo a fare di noi una specie di geode ametista. Pensi che la nostra amicizia possa vivere del ricordo? Negli ultimi tempi mi hai contattato sempre e solo per lavoro, e mi hai sostituito con quelle donnole. Cosa avevo? Era così strana la nostra relazione, sconveniente, dava così nell'occhio, ero così imbarazzante?
E poi ti vedo strana. Sempre così pallida. Ti circondi di uomini che sai di poter controllare facilmente, di poter sottomettere, e fingi di amarli.
Presto capirò quello che stai facendo.
Consuetudini.
Diario di un vampiro, p. 2
Mercoledì 3 settembre 2008
L'umore non è più stato pessimo, solo altalenante. E' una delle conquiste del mio nuovo esistere. Lo scalpello e la fottuta fantasia del gatto sornione ogni tanto ricominciano a cesellare i sogni e le passioni e le situazioni di tanti irreali futuri. E' una sensazione piacevole, solo ho come il sospetto che tutto ciò riappaia solo quando sono vicino al precipizio. Stare sull'orlo con due ruote per aria e la macchina in bilico è niente di più che un prurito alle interiora, oramai. E' probabile l'arrivo del giorno in cui non saprò calcolare le distanze e pluf!, cadrò, allora sì che avrò un leggero sussulto. Adesso no, mal che vada imbrocco male la strada e finisco nella fossetta per un anno, un soffio di vento, per un vampiro.
Al bar...
°°°° Ciao!
---- Hey ciao. Anche oggi è orribilmente caldo.
°°°° Già. E poi non ho dormito.
---- Come mai?
°°°° Mah, ieri sera ho tentato di andare al cinema ma mi sono perso. Alla fine mi hanno scambiato per un gigolò in cerca di clienti.
---- Ma che cosa adorabile! Io amo essere scambiata per una puttana, ogni tanto!
°°°° Non lo diresti se lo avessi visto. Ci ho messo ore per liberarmene.
---- Com'era?
°°°° Hai presente il bambino di MariaStella, quello di due settimane?
---- Oh! Che orrore!
---- Hey ciao. Anche oggi è orribilmente caldo.
°°°° Già. E poi non ho dormito.
---- Come mai?
°°°° Mah, ieri sera ho tentato di andare al cinema ma mi sono perso. Alla fine mi hanno scambiato per un gigolò in cerca di clienti.
---- Ma che cosa adorabile! Io amo essere scambiata per una puttana, ogni tanto!
°°°° Non lo diresti se lo avessi visto. Ci ho messo ore per liberarmene.
---- Com'era?
°°°° Hai presente il bambino di MariaStella, quello di due settimane?
---- Oh! Che orrore!